sabato 5 maggio 2012

Storie tristi di Sicilia ...


Catania, 1974. Bambino, in auto con mio padre, capì per la prima volta cosa fosse veramente il dolore ...
Una strada di campagna lungo le pendici dell'Etna, salite e discese di pietra lavica, un nastro nero che si snoda tra la "sciara", i vigneti, le zagare. Io perso nei miei pensieri come può esserlo solo un bimbo di 8 anni ... Ad un tratto la strada bloccata, una folla incomposta e sudata, apparsa alla vista all'improvviso dietro una curva, come dal nulla, ci obbliga a fermarci. Personaggi tipici della peggiore specie affollano la vista intorno a noi e ci impediscono volutamente di passare: "stamu currennu chii cavàddi!" ... Come? Cosa? Una corsa di cavalli in mezzo alla strada?
Si, "corse clandestine" le chiamano, ancora oggi, le Istituzioni ... quasi ad edulcorare un vero e proprio massacro. Un giro di affari che frutta alle mafie diversi milioni di euro all'anno, soprattutto in scommesse. Ma torniamo agli occhi di un bimbo, ai suoi pensieri interrotti da quella novità improvvisa. Ad un tratto l'urlo, dalla folla o dal "fantino" non è possibile dirlo, poi, tremendo, lo schianto di un animale contro un'auto grande, parcheggiata lì vicino ... in curva. Il ragazzo sul calessino, un bruno scarno e piccolo, cade catapultato sulla macchina di fronte, ma lui sa come precipitare giù senza farsi danno. Certo, gli sarà capitato tante altre volte ... Quello che invece resta a terra agonizzante, ferito a morte dalla stupidità dell'uomo è lui, un bel purosangue fulvio che dominava la corsa ed ora non riesce neanche a muovere il capo tra le grida della calca che lo circonda. E' spacciato e lo sa, lo sente d'istinto, come può sentirlo ogni animale che si trovi a morire per la nostra cieca barbarie distruttrice.
Mai più, nella nostra terra ... in Sicilia. Fermiamo i criminali.




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